Com’è affollata, questa tazza
troppe mani m’affogano gli occhi.
Il vento ti poggia la neve sul viso
ma tu riposi ancora,
piccolo pesce.
C’è una nube ch’insegna a vivere
esposto a ponente, e tua madre
ti guarda senza dire “domani”.
Ancora la guerra m’insegue
a marea e ti stringo le dita
dritte a destinazione.
La favola, a mio figlio
l’ho scritta col corallo
perché poi arriverà una voce e
si sveglierà “straniero”.
“Lamerica è vicina - quasi la vedo-
Ma tu dormi, bimbo mio,
ché io ancora non ci credo”
mercoledì 25 novembre 2009
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