martedì 19 febbraio 2008

Grande numero

Quattro miliardi di uomini su questa terra,
ma la mia immaginazione è uguale a prima.
se la cava male con i grandi numeri.
continua a commuoverla la singolarità.
svolazza nel buio come la luce d'una pila,
illumina solo i primi visi che capitano,
mentre il resto se ne va nel non visto,
nel non pensato, nel non rimpianto.
ma questo neanche Dante potrebbe impedirlo.
e figuriamoci quando non lo si è.
anche se tutte le Muse venissero a me.

Non omnis moriar-un cruccio precoce.
ma vivo intera?e questo puo' bastare?
non è mai bastato, e tanto meno adesso.
scelgo scartando, perché non c'è altro modo,
ma quello che scarto è più numeroso,
è più denso, più esigente che mai.
a costo di perdite indicibili-una poesiola,un sospiro.
Alla chiamata tonante rispondo con un sussurro.
non diro' di quante cose taccio.
un topo ai piedi della montagna materna.
la vita dura qualche segno d'artiglio sulla sabbia.

Neppure i miei sogni sono popolati come dovrebbero.
c'è più solitudine che folle e schiamazzo.
vi capita a volte qualcuno morto da tempo.
una singola mano scuote la maniglia.
la casa vuota si amplia di annessi dell'eco.
dalla soglia corro giù nella valle
silenziosa, come di nessuno, già anacronistica.

Da dove venga ancora questo spazio in me-non so.

(W. Szymborska)

lunedì 4 febbraio 2008

Gennaio

Stendo stretto il marmo
all'ascolto di stelle storte:
mi giace rigida la guancia
ma nelle vene vengo in nervi e gorghi.

Se "silenzio" è sillaba
che scoppia espirando,
Su te suona promessa
che aspro rispetti.

Rivolto svelta il vello
ma il cuscino cede
sul fracasso di ciglia
cadute a scommessa.

S'accende tra le dita, la freccia
e muta muove l'edera dei miei capelli.