lunedì 31 marzo 2008

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la quotidianità, l'incontro giornaliero si possono scorgere in ciclici archi di tempo minimo?
o forse s'immaginano: si proietta un perfetto campione di 3 giorni all'infinito e si crea un paesaggio emozionale in cui pensarsi diversi ma se stessi. credo sia un processo ineluttabile, quando si venga assorbiti da una felicità spiazzante, e normalissima insieme. mah, qui ci vorrebbe un filosofo..

"fluidità" è la parola che mi sale alle labbra più facilmente: fluidi scoppi di vita, fluido osservarsi, fluido camminare sapendo il braccio vicino.

sono stata viziata, ne sono cosciente.ma non avrei questa colpa, che tra l'altro non mi pesa, se tuttigiorni fosse stato così:credo la vera imputata da condannare sia la fortuna ..ma non sono fatalista.
ci si incontra per vie misteriose, durante una vita: spesso ci si accetta e ci si adegua, quasi mai si è capiti ed amati restando davvero fedeli a se stessi.

l'avarizia del tempo, l'ironia degli eventi e delle linee di distanza:cio' che chiamiamo Vita ci tira per le mani, vuole tutto di noi..ha l'avidità di chi sa di nascondere doni inusuali e necessari.

un respiro tremante di tabacco,
scenari irresistibilmente condivisi,
una grazia umanissima e silente vanamente celata da motti da osteria,
pareti permeate da desideri e liriche,
una panca di marmo per occhi curiosi
e il non-compleanno più mio.

ieri mi sono accorta di aver sbagliato strada..tanta è l'abitudine ormai-già.

visioni nuove e modernissime-questa quieta e sorprendentemente normale felicità: cumulo di bellezza da socchiudere gli occhi.

"ah, che il velo infittisca perché non muoia di dolcezza"



un'intima linea blu mi corre sul polso: l'avvicino alla bocca.

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